giovedì 22 dicembre 2016

ASCELLE



L'ascella o cavo ascellare è una cavità posta ad angolo tra il braccio e la spalla.

Dal punto di vista anatomico è possibile individuarvi la cosiddetta cavità ascellare, una profonda depressione posizionata sulla radice dell'arto superiore, che a braccio abdotto ha la forma di una piramide quadrangolare con apice in alto (verso il processo coracoideo) e medialmente. Vi si descrivono quattro pareti, un apice e una base:

Anteriore: costituita dal muscolo grande pettorale e, dietro questo i muscoli succlavio e piccolo pettorale, connessi tra loro dalla fascia clavicoracoascellare, che va a costituire in basso il legamento sospensorio dell'ascella (di Gerdy).

Posteriore: formata dall'alto in basso dal muscolo sottoscapolare.

Laterale: vi si trova il muscolo coracobrachiale e il capo breve del bicipite brachiale.

Mediale: costituita dalla faccia esterna delle prime quattro coste, con i muscoli intercostali esterni e il muscolo dentato anteriore.

Sull'apice è posizionato il canale cervico-ascellare, che mette in comunicazione la cavità ascellare con la fossa sopraclavicolare maggiore. Questo è delimitatoanteriormente dalla clavicola, medialmente dalla prima costa e lateralmente dal processo coracoideo della scapola. Tale canale da passaggio ai vasi succlavi e a strutture appartenenti al plesso brachiale.

La base è determinata dalla fascia ascellare, uno strato di tessuto connettivo, tesa tra il muscolo grande pettorale (anteriormente) e il grande dorsale (posteriormente).

In questa cavità è possibile individuare linfonodi, tessuto connettivo adiposo, una grande quantità di ghiandole sudoripare e strutture vascolo-nervose. Qui passano anche vasi linfatici, vasi sanguigni e nervi utili al braccio.

L'odore ascellare, come del resto quello di piedi ed inguine, rientra nella lista degli odori fisiologici, dunque del tutto naturali, emanati regolarmente dal corpo. Tuttavia, quando tali esalazioni superano una certa soglia di "tollerabilità", questo "odore" si trasforma in vera e propria puzza.
L'odore tipico di sudore ascellare, estremamente sgradevole, pungente ed acre, è il risultato di un'aumentata decomposizione del secreto apocrino, operata dalla flora batterica che popola normalmente gli strati superficiali della cute. Una sudorazione ascellare sgradevole è causata dall'esalazione di composti butirrici (acidi grassi a corta catena), solfurei (mercaptani) e proteici (ammine ed ammoniaca).
Una sudorazione ascellare diviene sovrabbondante (iperidrosi) e maleodorante (bromidrosi) in alcune circostanze: è risaputo che le situazioni di stress e le tensioni stimolano le ghiandole apocrine e sudoripare a produrre massicce quantità di secreto apocrino e sudore. Ricordiamo, inoltre, che l'attività di queste ghiandole è pesantemente influenzata anche da stimoli ormonali: non a caso, la sudorazione ascellare dei ragazzini durante la pubertà risulta particolarmente "nauseabonda". Da ultimo, un'abbondante e/o sgradevole sudorazione ascellare può essere legata ad alcune patologie (es. ipertiroidismo, ipoglicemia, depressione, obesità) ed alla somministrazione di certe sostanze (es. farmaci antidepressivi, termogenici, colinergici). Anche l'alimentazione.

Applicare il deodorante sopra il sudore è un'errata convinzione di mascherare l'odore. Il presunto rimedio può essere efficace per i primi cinque minuti; successivamente le esalazioni di sudore saranno molto può acri e ripugnanti dell'odore iniziale
Indossare abiti aderenti e sintetici (soprattutto d'estate).

Il sapone al pino è un rimedio antico ma sorprendentemente efficace per prevenire la sudorazione ascellare maleodorante.
Un bizzarro rimedio naturale contro la sudorazione ascellare sgradevole è il pomodoro. Durante il bagno quotidiano, versare una tazza di succo di pomodoro insieme all'acqua. Immergersi nella vasca per 15 minuti. Procedere con il risciacquo e con il normale lavaggio con saponi delicati e specifici per il proprio tipo di pelle.
Strofinare gli abiti impregnati di sudore con il bicarbonato di sodio, rimedio tanto antico quanto efficace per pulire via ogni traccia di odore di sudore.
Tisane scaccia-ansia formulate con valeriana, melissa e biancospino.
Allume di rocca: dopo la detersione con acqua e sapone, si consiglia di strofinare dolcemente sotto le ascelle un pezzetto (possibilmente levigato) di allume di rocca, in quanto eccellente deodorante ed assorbi-odore naturale.



Deodoranti, creme corpo, saponi, profumi sono tutti prodotti che contengono grosse quantità di ingredienti chimici che accumulandosi nel tempo sotto la nostra cute possono essere responsabili di vari disturbi tra cui l’aumento del rischio di cancro al seno. Una pulizia e disintossicazione costante delle ascelle è un ottimo modo non solo per disintossicare il corpo dalle tossine, ma anche per ridurre il rischio di contrarre il cancro al seno. Vediamo insieme il problema da vicino e come disintossicarci.

I prodotti per l’igiene in commercio contengono ingredienti tossici come alluminio cloridrato, parabeni, glicole propilenico, triclosano, quaternium 18, e varie altre tossine che nessuno dovrebbe assorbire attraverso la pelle.  Il tessuto mammario, essendo prevalentemente adiposo, è un luogo molto soggetto all’assorbimento delle tossine.

Studi hanno dimostrato che molte donne sviluppano il cancro nel quadrante superiore del seno, vicino ai linfonodi che si trovano appena sotto l’ascella. Sostanze chimiche, come l’alluminio presente nei deodoranti e i parabeni, alterano gli ormoni, agendo principalmente come fitoestrogeni, e congestionano il sistema linfatico, indebolendo il sistema immunitario e il naturale processo di purificazione del corpo. Imitando l’azione l’estrogeno, queste sostanze chimiche favoriscono il cancro in quanto inizialmente la sua crescita è strettamente correlata con i livelli di estrogeno.

Questo fenomeno è stato provato e studiato. In uno studio del 2007 pubblicato sul Journal of Inorganic Biochemistry, i ricercatori hanno analizzato dei campioni di seno da 17 pazienti malate di cancro al seno che avevano subito la mastectomia. Le donne che hanno usato antitraspiranti avevano depositi di alluminio nella parte più esterna del seno. Le concentrazioni di alluminio erano più alte nel tessuto vicino alle ascelle rispetto alla zona centrale del petto. L’alluminio è un metallo pesante tossico a qualunque concentrazione per l’organismo e causa il cancro.

Analogamente per i parabeni. Uno studio ha esaminato 40 donne che erano state trattate per cancro al seno al primo stadio, sono stati prelevati dei tessuti, e si è osservata la presenza di parabeni nel 99% dei tessuti di cancro al seno testati, quindi tutte le donne li avevano nel corpo. Secondo molti esperti, i parabeni aumentano il rischio di contrarre il cancro al seno perché imitano l’azione degli estrogeni. Sono numerosissimi i casi di tumori al seno sottoposti ad autopsia in cui è stata trovata un’elevata quantità di parabeni al loro interno.



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domenica 27 novembre 2016

ODORE...... ETNICO



Ogni etnia ha un proprio odore dovuto alle diverse condizioni ambientali e culturali del luogo in cui vive. Le diverse popolazioni non differiscono nel numero o nella conformazione delle ghiandole sudoripare, da cui deriva l’odore del corpo, ma nella quantità del sudore: per esempio nei climi caldi servono secrezioni più abbondanti per raffreddare la temperatura corporea e proteggere la pelle dai raggi solari.

Infine, con il sudore si eliminano sostanze di scarto dell’organismo, perciò le sue caratteristiche dipendono anche da ciò che viene introdotto nel corpo con l’alimentazione. Non in tutte le culture l’odore del corpo è considerato sgradevole e viene coperto con profumi.

Se davvero è possibile intravedere una sorta di antropologia connessa agli odori, diventa significativo analizzare non solo il nesso fra odore e identità, ma anche il legame fra odore e alterità. In effetti, in molte culture le forme di umanità 'altre' (rispetto al proprio gruppo e alla propria etnia) vengono definite a partire da uno specifico odore. Le stesse sei categorie ndut sono utilizzate per definire i gruppi vicini: odorano sun, al pari dell'urina, gli europei, i peul e i mauri (questi ultimi in quanto una leggenda li vuole discendenti dei cani, considerati sun). Odorano hes i diola e i manjak della Casamance, mentre nell'unica categoria di odori gradevoli (hen) vengono inclusi i bambara e, su un livello inferiore, gli stessi ndut. A seconda dell'appartenenza etnica e culturale, il corpo umano emana specifici odori. Malgrado ciò sia parzialmente spiegabile attraverso le differenze dei regimi alimentari e alcuni fattori genetici, l'attribuzione di un odore a un gruppo umano possiede una forte valenza ideologica. Succede spesso che il proprio odore risulti gradevole, mentre quelli degli altri sgradevoli e, come nel caso degli ndut, connessi agli strati inferiori del mondo vivente (gli animali). In alcuni contesti la distinzione operata non è fra differenti sensazioni olfattive, ma fra l'asetticità e l'odore, in considerazione del fatto che si percepiscono maggiormente gli odori degli altri che non i propri. I primi esploratori europei attribuirono un odore puzzolente ai neri dell'Africa, di contro i bianchi risultano maleodoranti ai membri di altre culture.
Nell'Europa medievale, alcuni sostenevano che gli ebrei emanassero un forte fetore e che l'unico rimedio per eliminarlo fosse diventare cristiano per mezzo del battesimo, oppure ingerire il sangue di un bambino cristiano (Classen 1992). Evidentemente l'odore diventa in alcuni casi una potente metafora per le distinzioni sociali, e risulta chiaro che non solo si disprezza qualcuno perché si prova ribrezzo per il suo odore, ma molte volte si attribuisce un odore sgradevole a chi si odia o si considera inferiore. Nella foresta del Congo, il senso di superiorità dei coltivatori lese nei confronti dei pigmei efe si esprime anche con valutazioni sull'odore di questi ultimi. I pigmei vivono di caccia e raccolta e per fare ciò si spostano in continuazione all'interno della grande foresta costruendo accampamenti temporanei, rappresentati dai lese come un insieme di sporcizia, odori ripugnanti e malattie. I bambini lese hanno il terrore di penetrare in un accampamento efe abbandonato; essi sostengono che le capanne hanno l'odore della foresta e degli efe. L'odore dei pigmei - dicono i lese - "rende lo stomaco triste" e l'odore corporale degli efe è indicato come la ragione principale per cui una donna lese non accetterebbe mai di avere rapporti sessuali con un uomo efe.



Un esempio particolarmente interessante di simbolismo olfattivo correlato con l'identità di gruppo è rintracciabile nella cultura dei gruppi tucano, insediati nella foresta amazzonica colombiana e studiati dall'antropologo G. Reichel-Dolmatoff. I tucano sostengono che tutti i componenti di una stessa tribù possiedono un odore corporeo specifico per mezzo del quale segnano il territorio del gruppo, analogamente a ciò che fanno gli animali. Questo odore territoriale dipende dai differenti cibi consumati nelle varie tribù: i desana (cacciatori) odorano di carne; i pira-tupuya, dediti alla pesca, odorano di pesce; i tucano (coltivatori) odorano di radici (Classen 1992). Gli odori, oltre a marcare i confini fra i territori occupati dai vari gruppi etnici, segnano anche i confini sociali interni a un villaggio. Fra i suya dell'Amazzonia brasiliana ogni individuo appartiene, a seconda dell'età e del sesso, a una specifica categoria olfattiva: ai maschi adulti che vivono nella casa degli uomini nel centro del villaggio è attribuito un odore dolce e gradevole, agli anziani, indipendentemente dal sesso, viene attribuito un odore pungente, ai ragazzi e alle ragazze un odore forte, alle donne un odore molto forte.
Questa classificazione traduce in termini olfattivi lo status sociale, e ciò è confermato dai significati che vengono attribuiti al rito di iniziazione alla vita adulta, durante il quale - dicono i suya - i ragazzi perdono l'odore forte e acquistano quello dolce e gradevole. Lo stretto rapporto fra status sociale e odore pareva evidente anche nel mondo occidentale alla fine del 19° secolo, quando la distinzione era fra una classe agiata pulita, inodore e amante di delicate fragranze, contrapposta alla classe lavoratrice, sporca, puzzolente e solita usare profumi volgari e forti. Malgrado le difficili condizioni di vita del proletariato giustificassero una sommaria pulizia del corpo, gli aristocratici di allora ritenevano che le classi elevate avessero maggiore sensibilità e delicatezza nell'apprezzare raffinate fragranze (Classen 1992). Gli odori, utilizzati come si è visto per compiere classificazioni e distinzioni fra gli uomini, possiedono un valore olfattivo determinato anche da considerazioni di ordine culturale. Un odore può essere gradevole per alcuni e sgradevole per altri in base a determinate scelte culturali. Fra i dassanetch, una società dell'Etiopia divisa in pastori e pescatori, tutto ciò che è connesso al bestiame acquista una valenza positiva, in quanto i pastori sono considerati superiori ai pescatori. Coloro che praticano l'allevamento evidenziano questa superiorità 'ostentando' gli odori dei loro animali. L'odore del bestiame è un segno di identità e di superiorità all'interno del gruppo etnico al punto che i pastori spesso si lavano le mani con l'urina degli animali e si imbrattano il corpo con il letame. Per i pastori dassanetch l'odore del bestiame è buono, di contro, i pescatori emanano un cattivo odore, che può addirittura infettare gli armenti. La tendenza olfattiva di un gruppo può inoltre cambiare nel tempo a causa di mutamenti comportamentali e ambientali. Per es., A. Corbin (1982), nel suo contributo relativo al 18° e al 19° secolo, ha fatto notare come, con il miglioramento dell'igiene urbana, la tendenza olfattiva dei parigini sia mutata nel volgere di un breve arco di tempo portandoli ad apprezzare l'inodoro e le fragranze delicate.



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L'ODORE DEL CORPO



L’odore del corpo deriva da un processo del tutto naturale che vede protagonista il sudore, un liquido composto da acqua e sostanze grasse, che riveste l’intera superficie della pelle.

Il sudore e l’odore della pelle sono elementi del tutto personali e soggettivi. Sono come un biglietto da visita personale che, a volte, ci precede ancora prima di avvicinarci a qualcuno. L’odore ha importanti ripercussioni sulla nostra vita sociale e personale, grazie all’odore si scelgono amici e la passione sessuale ne è fortemente condizionata.

L’odore è influenzato anche dalla dieta (ad esempio alcune spezie come il curry o l’aglio possono modificare l’odore personale) e dalle condizioni ambientali: quando fa caldo si suda di più ed è più facile che il sudore ristagni sulla pelle. Una doccia può ridare un profumo fresco alla pelle ma se si indossano abiti già ricoperti di sudore e batteri l’odore sgradevole si ripresenta ben presto.

La scienza ci lascia a bocca aperta quando ci rivela che esistono anche alcune disfunzioni che determinano un odore molto particolare del corpo: la trimetilaminuria è una malattia metabolica che fa letteralmente puzzare di pesce marcio la pelle dell’individuo che ne è affetto. Ciò è determinato dalla incapacità di metabolizzare una sostanza, la trimetilammina, che stagnando nell’organismo, provoca del cattivo odore dalle ghiandole principali (sotto le braccia, inguine). Decisamente sgradevole, è un disturbo patologico che crea diversi imbarazzi e che dimostra quanto l’alimentazione sia strettamente legata al nostro odore.

La cosa positiva è che ci sono certi cibi che possono farvi avere un odore migliore. Probabilmente gli uomini non lo sanno, ma consultando prodotti letterari della statura di Glamour e Cosmopolitan molte ragazze curiose degli anni Novanta hanno imparato a migliorare il sapore e l'odore dei propri fluidi corporei mangiando ananas. Non è mai stato davvero specificato quanto spesso o in quali quantità vada consumato, né come sia nata questa credenza. Ma l'articolo di Salon.com, citando il sessuologo Dr. Robert Morgan Lawrence e altri "esperti", conferma che la leggenda dell'ananas è più che una voce di corridoio; è un fatto appurato, o quanto più vicino a un fatto ci possa essere riguardo a qualcosa di così soggettivo come il sapore dei fluidi corporei. Anche il prezzemolo, per quanto possa apparire noioso e antiquato, pare che mantenga un buon odore. In più, nel 2010 The Atlantic ha pubblicato un lungo articolo su come la scrittrice Scarlett Lindeman sia rimasta stupefatta quando, in palestra, ha iniziato a puzzare di qualcosa che ricordava l'odore dei waffles, solo per scoprire più tardi che il colpevole era il fieno greco, una spezia tipica della cucina indiana e usata per imitare il sapore dello sciroppo d'acero. Anche se l'autrice ha trovato l'odore troppo forte e stucchevole, alcuni lettori hanno commentato raccontando di aver ingerito intenzionalmente del fieno greco perché gli piaceva l'idea di puzzare come la cucina di un IHOP. A volte le cose non sono così semplici come quando l'odore ricalca di preciso ciò che c'era nel vostro piatto—quell'impianto chimico che è il nostro apparato digerente continua a funzionare in modi misteriosi.



L’odore della pelle, diverso per ognuno di noi, subisce delle modificazioni nel corso della vita. Da bambini il profumo è più gradevole, da adulti possiamo assumere un odore più o meno intenso e quando superiamo la soglia dei 70 anni torniamo ad essere profumati come un bebè.

Caldo, sudore, emozioni e conseguente sensazione di sentirsi accaldati sono alcuni dei motivi per cui l’odore della nostra pelle può subire dei cambiamenti. Alcuni di noi possiedono un odore più o meno forte in base alla secrezione delle ghiandole, a loro volta stimolate degli ormoni. Un odore acre è generato dagli ormoni maschili, un sentore più dolce è associato a quelli femminili. Durante il ciclo mestruale, però, l’odore di una donna può essere più forte, proprio a causa della massiccia dose di ormoni in circolo. Così come nella fase dell’ovulazione, in cui però vengono emanati dei feromoni capaci di attirare i potenziali partner maschili, “catturati” a livello primordiale da un individuo di sesso femminile “fertile e disponibile”. Anche gli uomini possiedono dei feromoni che attirano le donne: questi stimolano l’istinto femminile che riconosce nell’individuo che li emana virilità, forza e protezione. Non è un caso se alcune case cosmetiche abbiano inserito nei profumi venduti queste sostanze: il successo della fragranza ha decretato un vertiginoso picco di vendite.

Il profumo dolce dei bambini, che sembrano sempre odorare di caramella; mentre con la pubertà gli ormoni che si scatenano generano dei sentori particolari, non sempre piacevoli all’olfatto. Quando si diventa adulti, si apprende l’uso di deodoranti e profumi adatti al proprio tipo di pelle e si assiste ad un equilibrio ormonale che non ci fa più incappare in situazioni imbarazzanti tipiche della lezione di educazione fisica a scuola.

Il Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, famoso per le sue ricerche su odori e sapori umani, ha pubblicato su una rivista i risultati di una ricerca condotta su un campione di persone di diverse fasce d’età. A queste hanno fatto indossare, per ben cinque notti consecutive, dei tamponi all’altezza delle ascelle, atti ad assorbire letteralmente gli odori emanati nel periodo di tempo. Questi tamponi (prelevati da individui compresi tra i 20 e 30 anni, i 45 e i 55 anni e tra i 75 e i 95 anni) sono stati poi annusati da un altro campione di persone (di età non superiore a 30 anni) che hanno immediatamente riconosciuto quali fossero stati applicati ad individui più anziani. La spiegazione viene data dal particolare odore tipico delle persone un po’ in là con gli anni: contrariamente a quanto si crede, gli anziani emanano un odore molto più leggero e piacevole rispetto ad adulti o ragazzi. Questo perché gli ormoni in circolo sono, ormai, decisamente inferiori se paragonati a quelli degli anni precedenti.



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venerdì 4 novembre 2016

DEPILAZIONE MASCHILE



In alcune civiltà e culture viene praticata da sempre (i nobili nell'antichità mostravano corpi completamente glabri; i musulmani si depilano completamente), nella nostra cultura la depilazione maschile è un'acquisizione più recente. Negli anni'60, Sean Connery faceva furore mostrando un torso interamente coperto di peli in James Bond, caratteristica che oggi non verrebbe più propriamente associata a un criterio di seduzione.

Secondo un sondaggio condotto in Francia, il 45% delle donne considera "ripugnante" una pelosità eccessiva.

Secondo Nathalie Dessaux, psicologa e sessuologa, sono svariate le cause da cui trae origine il nuovo fenomeno del "senza peli", prima fra tutte, la cultura del porno.

"Ci troviamo in un'area in cui la sessualità è marcata dalla cultura della pornografia. Infatti, mentre nei film a luci rosse degli anni '70, gli uomini erano pelosi, dagli anni '90 la tendenza predilige gli attori depilati", puntualizza la specialista. Si tratta di un'evoluzione sul grande schermo che condiziona e influenza la vita di uomini e donne. Tuttavia, a giudizio della sessuologa, questa non è la sola spiegazione.
Questa nuova pratica maschile sarebbe infatti riconducibile anche alla prestazione sessuale, di cui i signori sono continuamente alla ricerca: "La dimensione del pene continua a rappresentare una fonte di ansia per gli uomini che, depilandosi, mettono completamente a nudo il pube. La depilazione dei genitali, infatti, dà l'impressione di avere un pene più grande".



Anche le donne potrebbero rappresentare un fattore di influenza per gli uomini. "Oggi si associano di più i peli alla bestialità, per cui la morbidezza è più seducente", spiega la professionista. Peraltro, secondo lo stesso sondaggio, il 53% delle donne pensa che potrebbe chiedere al partner di depilarsi se lo considerasse troppo peloso; questa percentuale aumenta tra le più giovani.

Si adducono spesso anche motivazioni di ordine igienico, dal momento che i peli sono considerati la causa dei cattivi odori, affatto trascurabili nella sfera sessuale. Nathalie Dessaux rammenta che i peli esistono per un motivo specifico e che anch'essi entrano in gioco nei nostri rapporti sessuali. "I peli sono recettori di ferormoni. Gli odori vengono trattenuti dai peli e svolgono un ruolo preciso nell'attrazione fisiologica". Per questo non bisognerebbe privarsene del tutto.

Un altro sondaggio rivela che solo poco più del 15 percento si depila regolarmente, ma è altrettanto vero che oltre la metà degli intervistati ‘fa qualcosa’ per i suoi peli (sommando il 15 percento dei depilati alla quota degli uomini che taglia i propri peli).

Un famoso consulente d’immagine fornisce per  questo fenomeno la seguente spiegazione: “La maggior parte degli uomini non si depila completamente, ma accorcia i propri peli affinché non ‘sparino’, o non sembrino troppo crespi, né lunghi. Si tratta di una sorta di ‘gestione peluria’”.

Alcuni trovano inizialmente imbarazzante la depilazione e in alcuni casi provano una sensazione di fastidio. Ma la maggior parte delle volte l’eliminazione dei peli diventa un’abitudine consolidata e gradita. E non è una questione di mancanza di virilità: è semplicemente un cambio culturale.

A molte donne piace la sensazione che hanno toccando un corpo che sia liscio. Ad altre donne invece non piace l’uomo completamente depilato. È anche piuttosto evidente che qualunque imperfezione fisica diventa molto più marcata se non c’è un po’ di pelo che la ricopre. Rimane il fatto che rasarsi o meno è una scelta completamente personale che deve essere fatta in totale libertà.



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martedì 18 ottobre 2016

TATUAGGI E DIVISE



In precedenza i soldati non potevano avere tatuaggi visibili sotto il gomito o il ginocchio e, inoltre, i tatuaggi non potevano essere più grande della dimensione della loro mano.
Con una ordinanza ufficiale è possibile per i componenti dell’ARMY a stelle e strisce andare dal tatuatore e farsi mettere quanto inchiostro vogliono sottopelle.
Per dirla tutta, quasi ovunque: sono ancora vietati i tatuaggi su collo e viso, così come le immagini di stampo razzista, estremista e sessista.
La liberalizzazione dei tatuaggi ha alla base un motivo più che etico numerico: il calo degli arruolamenti. Il limite alla presenza di tatuaggi è stato probabilmente vissuto come una barriera e, anche per questo, è stato probabilmente cambiato.

In Italia è divieto categorico a tatuaggi o piercing ‘in parti visibili del corpo’, proibiti i disegni sulla pelle ‘che abbiano contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa o che comunque possano portare discredito alle istituzioni della Repubblica italiana e alle forze armate’: è l’Esercito a sottolineare, in una direttiva inviata ai reparti sul territorio in tutta Italia, la necessita’ di procedere ad una ‘regolamentazione’, allo scopo di ‘prevenire e contenere situazioni che possano incidere sul decoro dell’uniforme e sull’immagine dell’Esercito’. Bisogna infatti considerare ‘i riflessi negativi che il ricorso a tatuaggi o piercing possono avere sulla capacita’ del singolo di assolvere determinati incarichi operativi, nonche’ eventuali aspetti sanitari’.
La direttiva dello stato maggiore, che dispone anche una serie di controlli in fase di selezione oltre che verifiche periodiche sul personale, ricorda che i militari dell’Esercito si trovano sempre piu’ spesso ad agire ‘in teatri operativi distanti dalla madrepatria’, zone operative contraddistinte ‘dalla presenza della popolazione civile e contingenti multinazionali con usi, costumi, cultura e religione talvolta molto differenti da quelli che caratterizzano gli italiani ovvero le culture occidentali’. In questo contesto, si legge nel documento diffuso da ‘forzearmate.org’, ‘l’eventuale presenza di segni esteriori dell’individuo appartenente alla forza militare potrebbe ingenerare un senso di diffidenza/discredito da parte di appartenenti ad altri Paesi che per motivazioni religiose o culturali disapprovino la pratica dei tatuaggi’. Oltre a contraddistinguere ‘in maniera inequivocabile l’appartenenza alla forza armata’ ed essere ‘espressione e simbolo di valori fondamentali’, l’uniforme, rileva la circolare dell’Esercito, ‘sta ad indicare ‘uguaglianza’ pertanto l’aspetto esteriore degli appartenenti all’Esercito italiano richiede particolare cura e non puo’ essere trascurato ovvero snaturato da forme di evidenza estetica quali possono essere i tatuaggi o i piercing’. Con l’entrata in vigore della direttiva sono quindi vietati i tatuaggi ‘osceni’, ‘con riferimenti sessuali’, ‘razzisti o di discriminazione religiosa’, quelli ‘che possono portare discredito alle istituzioni dello Stato ed alle forze armate’. Quest’ultima categoria comprende ‘quelli palesemente in opposizione alla Costituzione o alle leggi dello Stato italiano’ ed anche ‘i tatuaggi che fanno riferimento ovvero identificano l’appartenenza a gruppi politici, ad associazioni criminali o a delinquere, incitano alla violenza e all’odio ovvero alla negazione dei diritti individuali o ancora sono in opposizione ai principi cui si ispira la Repubblica italiana’. Il giudizio sulla liceita’ dei tatuaggi ‘e’ competenza del Comandante di corpo per il personale in servizio e della Commissione concorsuale in sede di selezione’. Per ‘definire la gestione della situazione pregressa’ ed ‘evitare la successiva contestazione di tatuaggi gia’ presenti’ all’atto dell’entrata in vigore della circolare, tutto il personale dell’Esercito ‘dovra’ provvedere a sottoscrivere obbligatoriamente una dichiarazione sulla presenza o meno di tatuaggi, che viene conservata nella documentazione personale’.




In sede di selezione, la presenza di tatuaggi puo’ comportare ‘un giudizio di esclusione dal concorso’. All’atto del cosiddetto ‘incorporamento’, il riscontro di un tatuaggio non consentito ‘puo’ essere rilevato direttamente dal relativo comandante (nelle sedi non coperte da uniforme)’ o dal personale medico ‘nelle sedi coperte’. Il personale militare arruolato prima dell’entrata in vigore della direttiva e partecipante ai concorsi interni della forza armata ‘non sara’ escluso per la presenza di tatuaggi poiche’ arruolato con la normativa previgente’.

Non tutti i tatuaggi sono causa di esclusione dalla selezione. Si può chiedere, infatti, l’annullamento del provvedimento che notifica il giudizio di “non idoneità” della giovane leva agli esami clinici generali e a prove strumentali o di laboratorio, relativi al concorso pubblico in oggetto, dovuto alla presenza di un tatuaggio. L'aspirante militare, dunque, qualora reputi errata la valutazione della commissione, può presentare ricorso nel termine di trenta giorni dalla data in cui ha ricevuto la comunicazione.
L’istanza è costituita da un documento sottoscritto dal candidato medesimo, nel quale egli espone le motivazioni che hanno condotto al parere negativo e, contemporaneamente, dichiara che la patologia ritenuta causa di “inidoneità” non è presente. Il ricorrente chiede perciò il riesame e l’ammissione al concorso per il quale ha presentato domanda.
Il ricorso deve essere sempre accompagnato da un certificato medico, ovvero dalla relazione di uno specialista, proveniente da una struttura pubblica o convenzionata, che attesti l’assenza della suddetta patologia.
Il candidato, inoltre, fa richiesta di un nuovo accertamento, da effettuare da parte di una seconda commissione medica, con l’espresso avvertimento che in mancanza adirà l’autorità giudiziaria competente.

Bisogna allegare al modulo per il ricorso la copia:
di un documento d’identità valido;
del codice fiscale;
del modulo di notifica della non idoneità;
della certificazione specialistica.

Il candidato è sottoposto a un nuovo esame psico-fisico da una commissione di seconda istanza, presieduta da un dirigente medico superiore e da altri due dirigenti medici. Stavolta il giudizio che ne scaturisce è in ogni caso definitivo e comporta, se confermata la “non idoneità”, l’esclusione dal concorso, disposta con decreto motivato dal Ministro della Giustizia. Viceversa, se la parte ricorrente dovesse risultare vittoriosa, sarà non solo riammessa alla selezione, ma rimborsata delle spese di lite dal Ministero della Giustizia.


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mercoledì 5 ottobre 2016

DONNE TATUATE



Il tatuaggio è ormai un elemento sdoganato nella nostra cultura ma conserva ancora la sua carica potenziale di comunicazione interpersonale. In campo sessuale il tatuaggio sembra avere un posto d’onore fra gli elementi che fungono da richiamo, a questo viene infatti attribuito, dagli uomini, il significato di indicare la disponibilità delle donne, sopratutto in termini di sesso occasionale. Una recente serie di studi  suggerisce che gli uomini considerino anche i tatuaggi come un richiamo sessuale. Il tatuaggio al pari della minigonna, dei tacchi a spillo, del rossetto, delle calze a rete e di tutta “l’artiglieria pesante” di cui può munirsi una donna è anch’esso un forte richiamo sessuale. Negli studi i ricercatori hanno reclutato una decina di donne attraenti chiedendo loro d’indossare identici bikini di colore rosso e di leggere un libro in spiaggia, senza però poter guardare in faccia nessuno. Per la metà del tempo dell’esperimento a queste donne è stata tatuata una farfalla (temporanea) sulla parte bassa della schiena, mentre per l’altra metà del tempo le donne erano “al naturale”. I risultati hanno indicato che le donne tatuate sono state avvicinate più del doppio delle volte di quelle senza tatuaggio, con un tempo medio di attesa prima dell’approccio sensibilmente ridotto. Inoltre, in seguito ad interviste fatte agli uomini, è emerso come le donne tatuate siano state percepite come più disponibili per un appuntamento e maggiormente desiderose di avere un rapporto sessuale. Nel complesso i risultati di questi studi ci dicono che gli uomini sembrano fare inferenze circa l’interesse sessuale delle donne in base al fatto che siano state inchiostrate o meno. Fatto salvo quello che può significare il tatuaggio e le ragioni psicologiche che vi possono essere da parte di chi se lo fa, ciò che risalta da questi studi è il potenziale significato erotico che assume per la psiche maschile.



Come tutte le ricerche anche questo studio presenta però dei limiti: in primis il posizionamento del tatuaggio.

Le donne tatuate sono più autentiche. Non nascondono i propri sentimenti, ma anzi, li espongono anche sulla propria pelle.

Un tatuaggio che porta un significato vuol dire parlare di sé, farsi notare, ed è questo che l’uomo cerca da sempre. E poi, è sexy.



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domenica 25 settembre 2016

ASIMMETRIA MAMMARIA



L’asimmetria mammaria è un disturbo piuttosto frequente, è quasi impossibile trovare nelle donne un seno perfettamente identico all’altro. In alcuni casi la differenza è minima, in altri può risultare piuttosto evidente, generando spesso un senso di disagio. L’asimmetria mammaria può essere la conseguenza di particolari eventi, come una violenta caduta dalla bicicletta, un trauma locale in età giovanile o durante un esercizio di ginnastica artistica, radioterapia. In altri casi può essere legata alla compressione da falde di liquido amniotico durante la vita fetale o una diversa risposta locale agli estrogeni, gli ormoni possono infatti interessare la mammelle in maniera diversa generando quindi l’asimmetria. L’allattamento, l’aumento di peso, l’invecchiamento possono incrementare la differenza tra un seno e l’altro, può infatti capitare che una donna allatti più da un seno, questo può cambiare le sue caratteristiche.
L’asimmetria mammaria non riguarda solo la diversa dimensione tra i seni ma anche la forma e la posizione, può capitare che un seno sia alto e tonico, l’altro invece pendulo. Le differenze possono riguardare le areole e i capezzoli, le prime possono essere di forme e dimensioni differenti, i capezzoli possono invece essere orientati diversamente, ad esempio, uno lateralmente, l’altro verso il basso.
Se l’asimmetria è minima e riguarda il volume del seno, può essere tranquillamente risolta con il reggiseno, basterà imbottire una coppa più dell’altra e la differenza tra i seni non si noterà. Se invece si tratta di un’asimmetria molto evidente, è possibile ricorrere alla chirurgia plastica. Gli interventi del medico variano da caso a caso e possono riguardare entrambe le mammelle o solo una. Il chirurgo può: aumentare il volume dove deficitario o diminuirlo se eccessivo, sollevare o abbassare il solco mammario, ridurre e modificare la forma dell’areola.

Le donne con i seni molto asimmetrici potrebbero avere un rischio più elevato di contrarre il cancro alla mammella. Questa tesi è il frutto di uno studio preliminare condotto da alcuni ricercatori dell'università di Liverpool i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Breast Cancer Research.
Il team di esperti coordinati da Diane Scutt, sono partiti dall'analisi di alcune mammografie relative a un vasto studio sul tumore della mammella condotto tra il 1979 ed il 1986. Successivamente, di tutte le pazienti ne sono state selezionate un campione che avevano sviluppato un tumore della mammella tra il 1986 ed il 2002 e un altro campione rimaste sane come gruppo di controllo, in totale sono state esaminate 504 donne.


Confrontando i dati relativi al volume delle mammelle di donne sane e di quelle che avevano contratto il cancro, i ricercatori hanno rilevato che quelle con seni non simmetrici la cui differenza era superiore ai 100 ml, avevano il 50 per cento di possibilità in più di ammalarsi di tumore alla mammella. Si è notato inoltre che le possibilità erano tanto più alte quanto maggiore era la differenza di volume fra i due seni.
Diane Scutt, pur ribadendo che la formazione dei tumori dipende da più fattori, ha evidenziato come una differenza di volume fra i due seni superiore ai 100 ml può essere considerata come un valido indicatore di possibili patologie.
Gli studiosi non hanno ancora compreso i meccanismi che legano l'asimmetria dei seni alla maggiore possibilità di contrarre il carcinoma mammario, suppongono che questa disuguaglianza possa essere il sintomo di una qualche anomalia genetica coinvolta nell'oncogenesi. L'asimmetria del corpo è generalmente segno di uno sviluppo corporeo instabile causato da numerosi fattori come ad esempio una differente secrezione ormonale. Bisogna però specificare che si parla di differenze molto evidenti di almeno un quinto della dimensione.
Non bisogna comunque allarmarsi inutilmente, gli esperti hanno evidenziato che per la maggior parte delle donne è perfettamente normale avere una leggera asimmetria tra un seno e l'altro. Le pazienti esaminate nello studio avevano una taglia media intorno ai 500 ml, una variazione di 100 ml è quindi abbastanza rilevante. Di tutte le donne della ricerca, solo una su 252 ha evidenziato due seni di volume perfettamente identici, delle differenze di 50 - 60 ml (sempre su un valore medio di 500) rientrano perfettamente nella normalità.


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sabato 24 settembre 2016

IL CHIP



L'impianto dei microchip negli esseri umani è un metodo utilizzato per inserire nel corpo umano un dispositivo di identificazione a radiofrequenza a circuiti integrati o transponder RFID incapsulati in un involucro di vetro. L'impianto sottocutaneo contiene, di solito, un numero identificativo unico che può essere collegato a informazioni contenute su un database esterno, contenente, ad esempio, dati identificativi personali, dati anamnestici e sanitari, cure mediche, allergie, e informazioni di contatto.

Le possibilità di utilizzo di questi dispositivi sono oggetto di alcune teorie del complotto e leggende metropolitane.

Il primo esperimento conosciuto di impianto di un RFID è stato eseguito nel 1998 dallo scienziato britannico Kevin Warwick. L'impianto è stato usato per compiere dei test sull'apertura automatica di porte, accensione di luci e per generare messaggi vocali in un edificio.

A questo primo esperimento hanno fatto seguito quelli di molti hobbysti che si sono fatti impiantare microchip RFID sotto la pelle della mano.

In futuro, potrebbe diventare fattibile il collegamento di tali chip a un sistema di posizionamento satellitare, che potrebbe permettere di individuare latitudine, longitudine, velocità, direzione del movimento di persone in ogni posto del mondo. Se adeguatamente diffuso, l'impianto potrebbe consentire alle autorità l'individuazione di fuggitivi, di persona scomparsa, o di soggetti che sono fuggiti da una scena del crimine. I critici di questi sistemi, tuttavia, sostengono che la tecnologia potrebbe facilitare la repressione politica, dal momento che i governi potrebbero usare gli impianti di chip per perseguitare attivisti dei diritti umani, attivisti sindacali, dissidenti e avversari politici.

Tra altre le applicazioni suggerite per chip che permettano una simile "tracciabilità" delle persone, una è stata discussa, nel 2008, dall'organo legislativo dell'indonesiana Nuova Guinea occidentale, con lo scopo di monitorare le attività di persone affette da HIV, con lo scopo di ridurre la loro capacità di diffondere il contagio. Tuttavia, la parte che riguarda l'uso del microchip non è stata inserita nella versione finale del documento approvato dal legislatore nel dicembre 2008. Con la tecnologia disponibile, simili applicazioni non sono ancora possibili nel primo decennio del duemila, non esistendo, sul mercato, dispositivi impiantabili in cui siano implementate capacità di tracciamento della posizione attraverso sistemi di posizionamento satellitare.

La possibilità tecnica e scientifica di un impianto di microchip ha dato origine a varie teorie del complotto che circolano e si alimentano attraverso pubblicazioni a stampa o sul Web: tali teorizzazioni speculano su un suo presunto utilizzo per il controllo mentale o spaziale degli individui (tra queste, si annoverano le congetture della finlandese Rauni-Leena Luukanen-Kilde).

All'interno di queste teorizzazioni, sulla rete Internet si segnalano siti che diffondono l'idea secondo cui, negli Stati Uniti d'America, l'impianto sottocutaneo di microchip sarebbe stato reso obbligatorio dal progetto Obamacare, la riforma del Sistema sanitario statunitense varata da Barack Obama. La finalità degli impianti sarebbe l'implementazione di tecnologie per la sorveglianza occulta della popolazione. Teorie congeneri sono state affermate, nel 2013, anche da un parlamentare italiano, il deputato Paolo Bernini.

Non è una teoria o un progetto in fase embrionale, bensi si stima che oltre 30 mila persone sono state taggate da un piccolo dispositivo elettronico impiantato sottopelle.

Sembra che tra le sue applicazioni, il Chip permetta il riconoscimento entrando in un’edificio, ma anche per aprire la porta della propria abitazione. Insomma chi non vorrebbe farsi impiantare un chip sotto pelle per sentirsi piu tecnologico, piu sicuro e fare meno fatica. Perché cercare le chiavi o allungarsi per aprire la maniglia della porta?… è un movimento complesso e faticoso che richiede il dispendio di molte energie….. Non che la nostra salute sarà monitorata in continuazione. La domanda sorge spontanea: verrà monitorata solo la nostra salute o anche qualche cos’altro? La nostra privacy sarà salvaguardata? Saremo comunque liberi?

Oltre alle applicazioni mediche, pare che tali dispositivi, contemplino tra le loro opzioni, anche il monitoraggio della situazione economica di ogni soggetto.



L’argomento ha già fatto discutere a più riprese la società civile nel corso degli ultimi anni, creando un dibattito al riguardo delle potenziali derive correlate all’uso di chip sottocutanei nella vita quotidiana degli individui: eppure, ad oggi, tra le 30.000 e le 50.000 persone – distribuite un po’ in tutto il mondo – utilizzerebbero questi chip per attività di vario tipo.

Il quotidiano statunitense – nello stimare il numero di persone – ritiene che l’uso principale di queste soluzioni tecnologiche di ultima generazione sarebbe principalmente rivolto al riconoscimento degli individui per l’ingresso in alcuni luoghi particolari, o in alcuni casi, addirittura come soluzione ancor più evoluta della biometrica per quanto riguarda le serrature delle porte di casa.

Secondo lo stesso Wall Street Journal, questi chip sottocutanei potrebbero del resto essere utilizzati in un futuro prossimo in ambito medico, per assicurare applicazioni evolute: con le loro dimensioni ridotte (alcuni millimetri) possono essere impiantati in alcuni minuti, quindi attivati e resi in grado di comunicare sfruttando delle radiofrequenze simili a quelle dei badge o smartphone..

I chip potrebbero essere sfruttati per salvare informazioni mediche attraverso le quali facilitare l’operato del personale sanitario in caso di interventi da effettuare d’urgenza, sebbene, si possano porre dei problemi a livello etico, soprattutto se lo stesso chip fosse impiantato in persone che, a causa del loro stato mentale, non fossero capaci di manifestare il proprio consenso.

Nel suo articolo, infine, il quotidiano americano cita un olandese di 32 anni, il quale sfrutta alcuni tag distribuiti sul suo corpo per compiere azioni quotidiane come l’apertura dell’uscio domestico, o ancora, l’accesso al parcheggio della sua azienda o, infine, per ottenere un riconoscimento immediato nel momento in cui lo stesso entri all’interno della sua sede aziendale.



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domenica 18 settembre 2016

LA PELLE D'OCA



Il termine volgare "pelle d'oca" con cui ci si riferisce alla piloerezione verosimilmente deriva dall'analogia visiva tra il fenomeno dell'orripilazione e l'aspetto della pelle di un'oca spennata.

Il fenomeno della pelle d'oca si verifica quando i piccoli fasci muscolari alla base di ogni pelo, noti come muscoli erettori del pelo, si contraggono e tirano i peli fino a far assumere loro una posizione eretta. Il riflesso viene avviato dal sistema nervoso simpatico, che è responsabile di molte risposte attacco-fuga.
Il fenomeno si può verificare in risposta al freddo. In particolare negli animali ricoperti da una folta pelliccia, il pelo eretto intrappola aria e crea uno strato isolante. Nell'essere umano, stante la scarsezza di peluria, questa finalità del fenomeno pare non avere alcun significato. La pelle d'oca può anche manifestarsi in risposta alla rabbia od alla paura: i peli eretti fanno apparire l'animale più grande del reale e questo intimidisce i predatori. Questa finalità può essere osservata nelle manifestazioni di intimidazione degli scimpanzé, nei topi e ratti stressati e nei gatti spaventati.

Studiando il sistema di termoregolazione dei ratti, molto simile a quello umano, gli scienziati hanno localizzato una sorta di percorso sensoriale che parte dalla pelle e arriva fino a due aree cerebrali - il nucleo parabrachiale e l'area preottica - che comandano al nostro corpo di tremare. Tutto ciò avviene senza che noi ce ne accorgiamo: in pratica abbiamo due diversi sistemi di avvertire il freddo, uno cosciente e uno incoscio. La scoperta potrebbe in futuro aiutare i medici a curare pazienti in gravi condizione di alterazioni termiche, come l'ipotermia.



Nell'essere umano la piloerezione può anche essere una reazione al sentire le unghie che graffiano su una lavagna, oppure all'ascolto di particolari tipi di musica, od ancora in reazione a forti sentimenti od emozioni che vengono ricordati (ad esempio il ricordo della vittoria di qualche evento sportivo).

Esistono anche alcune patologie che possono associarsi a piloerezione.
In letteratura è nota l'esistenza di convulsioni pilomotorie ripetitive. Questo tipo di convulsioni è per altro molto raro.
Alcuni autori hanno inoltre segnalato come la piloerezione sia un effetto collaterale decisamente frequente (tra il 40 ed il 50%) della infusione endovenosa di dobutamina. Tale effetto di solito precede l'aumento della frequenza cardiaca secondario alla infusione endovenosa del farmaco e, pertanto, è una chiara indicazione che l'infusione endovenosa è stata efficace.



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domenica 11 settembre 2016

ALBINISMO



Albinismo è una parola derivante dal latino che significa “bianco”; si tratta di un’anomalia genetica che consistente nella completa o parziale carenza di pigmentazione melaninica nella pelle, nell’iride e nella coroide, nei peli e nei capelli.

Generalmente ne sono portatori coloro che presentano per un dato gene, un allele sano e uno mutato, con la possibilità tra l’altro di trasmettere un allele difettoso ai propri figli. Il fenomeno più comunemente, può presentarsi sia sull’uomo che sugli animali. In genere che viene colpito da questa malattia, presenta disturbi alla vista ed ha una predisposizione per i tumori della pelle.

L'albinismo è nella maggior parte dei casi un genotipo recessivo e pertanto si manifesta in individui nati da genitori entrambi portatori sani o entrambi albini. L'albinismo è di genotipo dominante solo nella sua forma oculare. Coloro che sono affetti da albinismo possono subire danni esponendosi alla luce solare (fotosensibilità), questo esita in una cute estremamente suscettibile alle ustioni solari per esposizioni relativamente brevi ai raggi solari.

La totale mancanza di pigmenti inoltre esita in una predisposizione aumentata nei confronti dei tumori cutanei essendo il DNA delle cellule cutanee non schermato da pigmenti. Sovente mostrano problemi visivi in quanto un'iride non pigmentato per quanto riduca il suo diametro non ha la stessa efficienza di un'iride normopigmentato, questo esita in una fotofobia il cui fastidio tuttavia può essere ridotto impiegando normali occhiali da sole.

La suscettibilità alla luce solare può portare chi è affetto da albinismo ad una paura abnorme della luce solare (eliofobia).

L'albinismo è frequente non solo negli esseri umani, ma in numerosi mammiferi, pesci, uccelli, rettili e si verifica persino nei petali, nelle foglie e nei frutti di piante e fiori.

Lo sviluppo del sistema ottico è fortemente dipendente dalla melanina e la riduzione o assenza di questo pigmento può portare nei soggetti albini a:
Decussazione anomala delle fibre del nervo ottico;
Fotofobia e riduzione dell'acuità visiva a causa della diffusione della luce all'interno dell'occhio;
Ipoplasia della fovea con possibilità di danno della retina causato dalla luce che esita in una perdita dell'acuità visiva.

Numerosi geni sono stati associati all'albinismo, spesso collegati all'enzima tirosinasi (che è associato all'albinismo oculo-cutaneo).

Vari sono i tipi di albinismo:
Albinismo totale, che è il più raro, ed è riconoscibile perchè coloro che ne soffrono, presentano una pelle bianchissima, capelli bianchi o giallo paglia molto setosi e sono tutti accomunati da occhi grigio-bluastri o rosei.
Albinismo parziale che è sicuramente quello più comune ed è caratterizzato da una carenza di pigmentazione inferiore rispetto a quello “totale” e va a colpire solo alcune zone come una chioma di capelli, un solo occhio e alcune chiazze nella pelle.
Albinismo oculo-cutaneo che riguarda tutto il corpo e generalmente colpisce un nascituro ogni trentacinquemila.
Albinismo oculare dove chi ne è colpito, (un neonato ogni quindicimila) è privo di pigmento nella retina per cui ha una scarsa acuità visiva.



La persona che  è affetta da questa malattia oltre a presentare una cute color bianco-cereo, capelli, ciglia, sopracciglia e peli sempre bianchi e con l’iride rosa, talvolta, in contemporanea con questo problema, può avere altri disturbi quali: epilessia, problemi alla vista, nanismo, sordomutismo o altre anomalie.

Chi ne è colpito manifesta un’eccessiva sensibilità alla luce, diminuzione d’intensità visiva e alterazione della pelle con invecchiamento prematuro e  rischio di possibili tumori della pelle, vista la mancanza di melanina; infatti chi ne è colpito non può esporsi al sole, nemmeno per brevi periodi,  perchè potrebbe riportare forti scottature ed eritemi solari. La melanina oltre a dare colore alla pelle, rappresentando uno degli “elementi” visibili della mutazione umana,  ha anche l’importante compito di proteggere la pelle dai raggi, dannosi, del sole. Una prolungata esposizione al sole, infatti, potrebbe determinare un aumento della produzione di pigmento, l’abbronzatura, che è un filtro solare naturale. Quando la pelle, però, è poco pigmentata risulta priva di protezione.

Una nuova molecola potrebbe eliminare gli effetti dell’Albinismo oculocutaneo: è allo studio infatti il nitisone, una molecola che dovrebbe curare le persone affette da questa forma di albinismo che comporta, oltre alla pigmentazione chiara di pelle e capelli, anche un deficit di melanina nella retina e quindi gravi problemi della vista.
Uno studio condotto con i topi di laboratorio ha verificato che il farmaco riesce ad aumentare la quantità di melanina negli occhi dei soggetti dopo un mese di trattamento. Si attendono ora i risultati della sperimentazione sull’uomo.

Per fortuna oggi si può godere di uno stato di salute normale, avere uno sviluppo intellettuale nella norma e condurre una vita regolare. La perdita di pigmento nella pelle, nei capelli e negli occhi non comporta danni ne al sistema nervoso, ne agli organi e apparati del corpo. Anche la durata di vita rientra nella norma. L’ignoranza e il pregiudizio invece, rappresentano un serio problema alle persone affette da Albinismo al punto tale da influenzare la loro esistenza.



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