sabato 24 settembre 2016

IL CHIP



L'impianto dei microchip negli esseri umani è un metodo utilizzato per inserire nel corpo umano un dispositivo di identificazione a radiofrequenza a circuiti integrati o transponder RFID incapsulati in un involucro di vetro. L'impianto sottocutaneo contiene, di solito, un numero identificativo unico che può essere collegato a informazioni contenute su un database esterno, contenente, ad esempio, dati identificativi personali, dati anamnestici e sanitari, cure mediche, allergie, e informazioni di contatto.

Le possibilità di utilizzo di questi dispositivi sono oggetto di alcune teorie del complotto e leggende metropolitane.

Il primo esperimento conosciuto di impianto di un RFID è stato eseguito nel 1998 dallo scienziato britannico Kevin Warwick. L'impianto è stato usato per compiere dei test sull'apertura automatica di porte, accensione di luci e per generare messaggi vocali in un edificio.

A questo primo esperimento hanno fatto seguito quelli di molti hobbysti che si sono fatti impiantare microchip RFID sotto la pelle della mano.

In futuro, potrebbe diventare fattibile il collegamento di tali chip a un sistema di posizionamento satellitare, che potrebbe permettere di individuare latitudine, longitudine, velocità, direzione del movimento di persone in ogni posto del mondo. Se adeguatamente diffuso, l'impianto potrebbe consentire alle autorità l'individuazione di fuggitivi, di persona scomparsa, o di soggetti che sono fuggiti da una scena del crimine. I critici di questi sistemi, tuttavia, sostengono che la tecnologia potrebbe facilitare la repressione politica, dal momento che i governi potrebbero usare gli impianti di chip per perseguitare attivisti dei diritti umani, attivisti sindacali, dissidenti e avversari politici.

Tra altre le applicazioni suggerite per chip che permettano una simile "tracciabilità" delle persone, una è stata discussa, nel 2008, dall'organo legislativo dell'indonesiana Nuova Guinea occidentale, con lo scopo di monitorare le attività di persone affette da HIV, con lo scopo di ridurre la loro capacità di diffondere il contagio. Tuttavia, la parte che riguarda l'uso del microchip non è stata inserita nella versione finale del documento approvato dal legislatore nel dicembre 2008. Con la tecnologia disponibile, simili applicazioni non sono ancora possibili nel primo decennio del duemila, non esistendo, sul mercato, dispositivi impiantabili in cui siano implementate capacità di tracciamento della posizione attraverso sistemi di posizionamento satellitare.

La possibilità tecnica e scientifica di un impianto di microchip ha dato origine a varie teorie del complotto che circolano e si alimentano attraverso pubblicazioni a stampa o sul Web: tali teorizzazioni speculano su un suo presunto utilizzo per il controllo mentale o spaziale degli individui (tra queste, si annoverano le congetture della finlandese Rauni-Leena Luukanen-Kilde).

All'interno di queste teorizzazioni, sulla rete Internet si segnalano siti che diffondono l'idea secondo cui, negli Stati Uniti d'America, l'impianto sottocutaneo di microchip sarebbe stato reso obbligatorio dal progetto Obamacare, la riforma del Sistema sanitario statunitense varata da Barack Obama. La finalità degli impianti sarebbe l'implementazione di tecnologie per la sorveglianza occulta della popolazione. Teorie congeneri sono state affermate, nel 2013, anche da un parlamentare italiano, il deputato Paolo Bernini.

Non è una teoria o un progetto in fase embrionale, bensi si stima che oltre 30 mila persone sono state taggate da un piccolo dispositivo elettronico impiantato sottopelle.

Sembra che tra le sue applicazioni, il Chip permetta il riconoscimento entrando in un’edificio, ma anche per aprire la porta della propria abitazione. Insomma chi non vorrebbe farsi impiantare un chip sotto pelle per sentirsi piu tecnologico, piu sicuro e fare meno fatica. Perché cercare le chiavi o allungarsi per aprire la maniglia della porta?… è un movimento complesso e faticoso che richiede il dispendio di molte energie….. Non che la nostra salute sarà monitorata in continuazione. La domanda sorge spontanea: verrà monitorata solo la nostra salute o anche qualche cos’altro? La nostra privacy sarà salvaguardata? Saremo comunque liberi?

Oltre alle applicazioni mediche, pare che tali dispositivi, contemplino tra le loro opzioni, anche il monitoraggio della situazione economica di ogni soggetto.



L’argomento ha già fatto discutere a più riprese la società civile nel corso degli ultimi anni, creando un dibattito al riguardo delle potenziali derive correlate all’uso di chip sottocutanei nella vita quotidiana degli individui: eppure, ad oggi, tra le 30.000 e le 50.000 persone – distribuite un po’ in tutto il mondo – utilizzerebbero questi chip per attività di vario tipo.

Il quotidiano statunitense – nello stimare il numero di persone – ritiene che l’uso principale di queste soluzioni tecnologiche di ultima generazione sarebbe principalmente rivolto al riconoscimento degli individui per l’ingresso in alcuni luoghi particolari, o in alcuni casi, addirittura come soluzione ancor più evoluta della biometrica per quanto riguarda le serrature delle porte di casa.

Secondo lo stesso Wall Street Journal, questi chip sottocutanei potrebbero del resto essere utilizzati in un futuro prossimo in ambito medico, per assicurare applicazioni evolute: con le loro dimensioni ridotte (alcuni millimetri) possono essere impiantati in alcuni minuti, quindi attivati e resi in grado di comunicare sfruttando delle radiofrequenze simili a quelle dei badge o smartphone..

I chip potrebbero essere sfruttati per salvare informazioni mediche attraverso le quali facilitare l’operato del personale sanitario in caso di interventi da effettuare d’urgenza, sebbene, si possano porre dei problemi a livello etico, soprattutto se lo stesso chip fosse impiantato in persone che, a causa del loro stato mentale, non fossero capaci di manifestare il proprio consenso.

Nel suo articolo, infine, il quotidiano americano cita un olandese di 32 anni, il quale sfrutta alcuni tag distribuiti sul suo corpo per compiere azioni quotidiane come l’apertura dell’uscio domestico, o ancora, l’accesso al parcheggio della sua azienda o, infine, per ottenere un riconoscimento immediato nel momento in cui lo stesso entri all’interno della sua sede aziendale.



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