domenica 27 novembre 2016

ODORE...... ETNICO



Ogni etnia ha un proprio odore dovuto alle diverse condizioni ambientali e culturali del luogo in cui vive. Le diverse popolazioni non differiscono nel numero o nella conformazione delle ghiandole sudoripare, da cui deriva l’odore del corpo, ma nella quantità del sudore: per esempio nei climi caldi servono secrezioni più abbondanti per raffreddare la temperatura corporea e proteggere la pelle dai raggi solari.

Infine, con il sudore si eliminano sostanze di scarto dell’organismo, perciò le sue caratteristiche dipendono anche da ciò che viene introdotto nel corpo con l’alimentazione. Non in tutte le culture l’odore del corpo è considerato sgradevole e viene coperto con profumi.

Se davvero è possibile intravedere una sorta di antropologia connessa agli odori, diventa significativo analizzare non solo il nesso fra odore e identità, ma anche il legame fra odore e alterità. In effetti, in molte culture le forme di umanità 'altre' (rispetto al proprio gruppo e alla propria etnia) vengono definite a partire da uno specifico odore. Le stesse sei categorie ndut sono utilizzate per definire i gruppi vicini: odorano sun, al pari dell'urina, gli europei, i peul e i mauri (questi ultimi in quanto una leggenda li vuole discendenti dei cani, considerati sun). Odorano hes i diola e i manjak della Casamance, mentre nell'unica categoria di odori gradevoli (hen) vengono inclusi i bambara e, su un livello inferiore, gli stessi ndut. A seconda dell'appartenenza etnica e culturale, il corpo umano emana specifici odori. Malgrado ciò sia parzialmente spiegabile attraverso le differenze dei regimi alimentari e alcuni fattori genetici, l'attribuzione di un odore a un gruppo umano possiede una forte valenza ideologica. Succede spesso che il proprio odore risulti gradevole, mentre quelli degli altri sgradevoli e, come nel caso degli ndut, connessi agli strati inferiori del mondo vivente (gli animali). In alcuni contesti la distinzione operata non è fra differenti sensazioni olfattive, ma fra l'asetticità e l'odore, in considerazione del fatto che si percepiscono maggiormente gli odori degli altri che non i propri. I primi esploratori europei attribuirono un odore puzzolente ai neri dell'Africa, di contro i bianchi risultano maleodoranti ai membri di altre culture.
Nell'Europa medievale, alcuni sostenevano che gli ebrei emanassero un forte fetore e che l'unico rimedio per eliminarlo fosse diventare cristiano per mezzo del battesimo, oppure ingerire il sangue di un bambino cristiano (Classen 1992). Evidentemente l'odore diventa in alcuni casi una potente metafora per le distinzioni sociali, e risulta chiaro che non solo si disprezza qualcuno perché si prova ribrezzo per il suo odore, ma molte volte si attribuisce un odore sgradevole a chi si odia o si considera inferiore. Nella foresta del Congo, il senso di superiorità dei coltivatori lese nei confronti dei pigmei efe si esprime anche con valutazioni sull'odore di questi ultimi. I pigmei vivono di caccia e raccolta e per fare ciò si spostano in continuazione all'interno della grande foresta costruendo accampamenti temporanei, rappresentati dai lese come un insieme di sporcizia, odori ripugnanti e malattie. I bambini lese hanno il terrore di penetrare in un accampamento efe abbandonato; essi sostengono che le capanne hanno l'odore della foresta e degli efe. L'odore dei pigmei - dicono i lese - "rende lo stomaco triste" e l'odore corporale degli efe è indicato come la ragione principale per cui una donna lese non accetterebbe mai di avere rapporti sessuali con un uomo efe.



Un esempio particolarmente interessante di simbolismo olfattivo correlato con l'identità di gruppo è rintracciabile nella cultura dei gruppi tucano, insediati nella foresta amazzonica colombiana e studiati dall'antropologo G. Reichel-Dolmatoff. I tucano sostengono che tutti i componenti di una stessa tribù possiedono un odore corporeo specifico per mezzo del quale segnano il territorio del gruppo, analogamente a ciò che fanno gli animali. Questo odore territoriale dipende dai differenti cibi consumati nelle varie tribù: i desana (cacciatori) odorano di carne; i pira-tupuya, dediti alla pesca, odorano di pesce; i tucano (coltivatori) odorano di radici (Classen 1992). Gli odori, oltre a marcare i confini fra i territori occupati dai vari gruppi etnici, segnano anche i confini sociali interni a un villaggio. Fra i suya dell'Amazzonia brasiliana ogni individuo appartiene, a seconda dell'età e del sesso, a una specifica categoria olfattiva: ai maschi adulti che vivono nella casa degli uomini nel centro del villaggio è attribuito un odore dolce e gradevole, agli anziani, indipendentemente dal sesso, viene attribuito un odore pungente, ai ragazzi e alle ragazze un odore forte, alle donne un odore molto forte.
Questa classificazione traduce in termini olfattivi lo status sociale, e ciò è confermato dai significati che vengono attribuiti al rito di iniziazione alla vita adulta, durante il quale - dicono i suya - i ragazzi perdono l'odore forte e acquistano quello dolce e gradevole. Lo stretto rapporto fra status sociale e odore pareva evidente anche nel mondo occidentale alla fine del 19° secolo, quando la distinzione era fra una classe agiata pulita, inodore e amante di delicate fragranze, contrapposta alla classe lavoratrice, sporca, puzzolente e solita usare profumi volgari e forti. Malgrado le difficili condizioni di vita del proletariato giustificassero una sommaria pulizia del corpo, gli aristocratici di allora ritenevano che le classi elevate avessero maggiore sensibilità e delicatezza nell'apprezzare raffinate fragranze (Classen 1992). Gli odori, utilizzati come si è visto per compiere classificazioni e distinzioni fra gli uomini, possiedono un valore olfattivo determinato anche da considerazioni di ordine culturale. Un odore può essere gradevole per alcuni e sgradevole per altri in base a determinate scelte culturali. Fra i dassanetch, una società dell'Etiopia divisa in pastori e pescatori, tutto ciò che è connesso al bestiame acquista una valenza positiva, in quanto i pastori sono considerati superiori ai pescatori. Coloro che praticano l'allevamento evidenziano questa superiorità 'ostentando' gli odori dei loro animali. L'odore del bestiame è un segno di identità e di superiorità all'interno del gruppo etnico al punto che i pastori spesso si lavano le mani con l'urina degli animali e si imbrattano il corpo con il letame. Per i pastori dassanetch l'odore del bestiame è buono, di contro, i pescatori emanano un cattivo odore, che può addirittura infettare gli armenti. La tendenza olfattiva di un gruppo può inoltre cambiare nel tempo a causa di mutamenti comportamentali e ambientali. Per es., A. Corbin (1982), nel suo contributo relativo al 18° e al 19° secolo, ha fatto notare come, con il miglioramento dell'igiene urbana, la tendenza olfattiva dei parigini sia mutata nel volgere di un breve arco di tempo portandoli ad apprezzare l'inodoro e le fragranze delicate.



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L'ODORE DEL CORPO



L’odore del corpo deriva da un processo del tutto naturale che vede protagonista il sudore, un liquido composto da acqua e sostanze grasse, che riveste l’intera superficie della pelle.

Il sudore e l’odore della pelle sono elementi del tutto personali e soggettivi. Sono come un biglietto da visita personale che, a volte, ci precede ancora prima di avvicinarci a qualcuno. L’odore ha importanti ripercussioni sulla nostra vita sociale e personale, grazie all’odore si scelgono amici e la passione sessuale ne è fortemente condizionata.

L’odore è influenzato anche dalla dieta (ad esempio alcune spezie come il curry o l’aglio possono modificare l’odore personale) e dalle condizioni ambientali: quando fa caldo si suda di più ed è più facile che il sudore ristagni sulla pelle. Una doccia può ridare un profumo fresco alla pelle ma se si indossano abiti già ricoperti di sudore e batteri l’odore sgradevole si ripresenta ben presto.

La scienza ci lascia a bocca aperta quando ci rivela che esistono anche alcune disfunzioni che determinano un odore molto particolare del corpo: la trimetilaminuria è una malattia metabolica che fa letteralmente puzzare di pesce marcio la pelle dell’individuo che ne è affetto. Ciò è determinato dalla incapacità di metabolizzare una sostanza, la trimetilammina, che stagnando nell’organismo, provoca del cattivo odore dalle ghiandole principali (sotto le braccia, inguine). Decisamente sgradevole, è un disturbo patologico che crea diversi imbarazzi e che dimostra quanto l’alimentazione sia strettamente legata al nostro odore.

La cosa positiva è che ci sono certi cibi che possono farvi avere un odore migliore. Probabilmente gli uomini non lo sanno, ma consultando prodotti letterari della statura di Glamour e Cosmopolitan molte ragazze curiose degli anni Novanta hanno imparato a migliorare il sapore e l'odore dei propri fluidi corporei mangiando ananas. Non è mai stato davvero specificato quanto spesso o in quali quantità vada consumato, né come sia nata questa credenza. Ma l'articolo di Salon.com, citando il sessuologo Dr. Robert Morgan Lawrence e altri "esperti", conferma che la leggenda dell'ananas è più che una voce di corridoio; è un fatto appurato, o quanto più vicino a un fatto ci possa essere riguardo a qualcosa di così soggettivo come il sapore dei fluidi corporei. Anche il prezzemolo, per quanto possa apparire noioso e antiquato, pare che mantenga un buon odore. In più, nel 2010 The Atlantic ha pubblicato un lungo articolo su come la scrittrice Scarlett Lindeman sia rimasta stupefatta quando, in palestra, ha iniziato a puzzare di qualcosa che ricordava l'odore dei waffles, solo per scoprire più tardi che il colpevole era il fieno greco, una spezia tipica della cucina indiana e usata per imitare il sapore dello sciroppo d'acero. Anche se l'autrice ha trovato l'odore troppo forte e stucchevole, alcuni lettori hanno commentato raccontando di aver ingerito intenzionalmente del fieno greco perché gli piaceva l'idea di puzzare come la cucina di un IHOP. A volte le cose non sono così semplici come quando l'odore ricalca di preciso ciò che c'era nel vostro piatto—quell'impianto chimico che è il nostro apparato digerente continua a funzionare in modi misteriosi.



L’odore della pelle, diverso per ognuno di noi, subisce delle modificazioni nel corso della vita. Da bambini il profumo è più gradevole, da adulti possiamo assumere un odore più o meno intenso e quando superiamo la soglia dei 70 anni torniamo ad essere profumati come un bebè.

Caldo, sudore, emozioni e conseguente sensazione di sentirsi accaldati sono alcuni dei motivi per cui l’odore della nostra pelle può subire dei cambiamenti. Alcuni di noi possiedono un odore più o meno forte in base alla secrezione delle ghiandole, a loro volta stimolate degli ormoni. Un odore acre è generato dagli ormoni maschili, un sentore più dolce è associato a quelli femminili. Durante il ciclo mestruale, però, l’odore di una donna può essere più forte, proprio a causa della massiccia dose di ormoni in circolo. Così come nella fase dell’ovulazione, in cui però vengono emanati dei feromoni capaci di attirare i potenziali partner maschili, “catturati” a livello primordiale da un individuo di sesso femminile “fertile e disponibile”. Anche gli uomini possiedono dei feromoni che attirano le donne: questi stimolano l’istinto femminile che riconosce nell’individuo che li emana virilità, forza e protezione. Non è un caso se alcune case cosmetiche abbiano inserito nei profumi venduti queste sostanze: il successo della fragranza ha decretato un vertiginoso picco di vendite.

Il profumo dolce dei bambini, che sembrano sempre odorare di caramella; mentre con la pubertà gli ormoni che si scatenano generano dei sentori particolari, non sempre piacevoli all’olfatto. Quando si diventa adulti, si apprende l’uso di deodoranti e profumi adatti al proprio tipo di pelle e si assiste ad un equilibrio ormonale che non ci fa più incappare in situazioni imbarazzanti tipiche della lezione di educazione fisica a scuola.

Il Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, famoso per le sue ricerche su odori e sapori umani, ha pubblicato su una rivista i risultati di una ricerca condotta su un campione di persone di diverse fasce d’età. A queste hanno fatto indossare, per ben cinque notti consecutive, dei tamponi all’altezza delle ascelle, atti ad assorbire letteralmente gli odori emanati nel periodo di tempo. Questi tamponi (prelevati da individui compresi tra i 20 e 30 anni, i 45 e i 55 anni e tra i 75 e i 95 anni) sono stati poi annusati da un altro campione di persone (di età non superiore a 30 anni) che hanno immediatamente riconosciuto quali fossero stati applicati ad individui più anziani. La spiegazione viene data dal particolare odore tipico delle persone un po’ in là con gli anni: contrariamente a quanto si crede, gli anziani emanano un odore molto più leggero e piacevole rispetto ad adulti o ragazzi. Questo perché gli ormoni in circolo sono, ormai, decisamente inferiori se paragonati a quelli degli anni precedenti.



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venerdì 4 novembre 2016

DEPILAZIONE MASCHILE



In alcune civiltà e culture viene praticata da sempre (i nobili nell'antichità mostravano corpi completamente glabri; i musulmani si depilano completamente), nella nostra cultura la depilazione maschile è un'acquisizione più recente. Negli anni'60, Sean Connery faceva furore mostrando un torso interamente coperto di peli in James Bond, caratteristica che oggi non verrebbe più propriamente associata a un criterio di seduzione.

Secondo un sondaggio condotto in Francia, il 45% delle donne considera "ripugnante" una pelosità eccessiva.

Secondo Nathalie Dessaux, psicologa e sessuologa, sono svariate le cause da cui trae origine il nuovo fenomeno del "senza peli", prima fra tutte, la cultura del porno.

"Ci troviamo in un'area in cui la sessualità è marcata dalla cultura della pornografia. Infatti, mentre nei film a luci rosse degli anni '70, gli uomini erano pelosi, dagli anni '90 la tendenza predilige gli attori depilati", puntualizza la specialista. Si tratta di un'evoluzione sul grande schermo che condiziona e influenza la vita di uomini e donne. Tuttavia, a giudizio della sessuologa, questa non è la sola spiegazione.
Questa nuova pratica maschile sarebbe infatti riconducibile anche alla prestazione sessuale, di cui i signori sono continuamente alla ricerca: "La dimensione del pene continua a rappresentare una fonte di ansia per gli uomini che, depilandosi, mettono completamente a nudo il pube. La depilazione dei genitali, infatti, dà l'impressione di avere un pene più grande".



Anche le donne potrebbero rappresentare un fattore di influenza per gli uomini. "Oggi si associano di più i peli alla bestialità, per cui la morbidezza è più seducente", spiega la professionista. Peraltro, secondo lo stesso sondaggio, il 53% delle donne pensa che potrebbe chiedere al partner di depilarsi se lo considerasse troppo peloso; questa percentuale aumenta tra le più giovani.

Si adducono spesso anche motivazioni di ordine igienico, dal momento che i peli sono considerati la causa dei cattivi odori, affatto trascurabili nella sfera sessuale. Nathalie Dessaux rammenta che i peli esistono per un motivo specifico e che anch'essi entrano in gioco nei nostri rapporti sessuali. "I peli sono recettori di ferormoni. Gli odori vengono trattenuti dai peli e svolgono un ruolo preciso nell'attrazione fisiologica". Per questo non bisognerebbe privarsene del tutto.

Un altro sondaggio rivela che solo poco più del 15 percento si depila regolarmente, ma è altrettanto vero che oltre la metà degli intervistati ‘fa qualcosa’ per i suoi peli (sommando il 15 percento dei depilati alla quota degli uomini che taglia i propri peli).

Un famoso consulente d’immagine fornisce per  questo fenomeno la seguente spiegazione: “La maggior parte degli uomini non si depila completamente, ma accorcia i propri peli affinché non ‘sparino’, o non sembrino troppo crespi, né lunghi. Si tratta di una sorta di ‘gestione peluria’”.

Alcuni trovano inizialmente imbarazzante la depilazione e in alcuni casi provano una sensazione di fastidio. Ma la maggior parte delle volte l’eliminazione dei peli diventa un’abitudine consolidata e gradita. E non è una questione di mancanza di virilità: è semplicemente un cambio culturale.

A molte donne piace la sensazione che hanno toccando un corpo che sia liscio. Ad altre donne invece non piace l’uomo completamente depilato. È anche piuttosto evidente che qualunque imperfezione fisica diventa molto più marcata se non c’è un po’ di pelo che la ricopre. Rimane il fatto che rasarsi o meno è una scelta completamente personale che deve essere fatta in totale libertà.



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